Il Club del Coccodrillo: un metodo ed un’agenda

Quarantacinque anni fa, nove deputati europei dettero vita al Club del Coccodrillo con l’obiettivo di avviare un processo costituente per un’Europa più integrata e democratica

La sera di mercoledì 9 luglio 1980, nove deputati europei s’incontrarono in una sala privata del ristorante Au crocodile in rue de l’Outre, a due passi dalla cattedrale di Strasburgo, durante la sessione plenaria del Parlamento europeo.

Il Parlamento europeo, espresso allora da nove Paesi membri, era stato eletto per la prima volta a suffragio universale e diretto nel giugno 1979 da 250 milioni di cittadine e cittadini che avevano portato nell’Assemblea i socialisti come primo gruppo, seguiti dai popolari, dai democratici europei (principalmente dai conservatori britannici), dai comunisti italiani e francesi, dai liberali, dai democratici europei del progresso (principalmente dai gollisti francesi) e da alcuni deputati indipendenti di diverso e opposto orientamento […]

Altiero Spinelli era stato eletto al Parlamento europeo come indipendente nelle liste del Pci con un suo programma in cui aveva condiviso l’idea di Berlinguer del compromesso storico (A. Spinelli, Pci, che fare?, Einaudi, 1978), ma con cui si era distinto: sull’obiettivo dell’unione economica e monetaria come sviluppo del Sme […] sulla guerra sovietico-afghana esplosa nel 1979; sulla guerra delle Malvine o Falklands del 1982 in cui Spinelli si era schierato per la democrazia occidentale contro la dittatura argentina.

La cena del 9 luglio 1980 fu un piccolo miracolo europeo spinelliano unendo democristiani, socialisti, liberali, conservatori britannici e comunisti riformisti, preparata dopo un intenso lavoro di contatti durante il mese di giugno a Bruxelles e a Strasburgo.

Il punto centrale del suo programma era fondato sull’idea che una politica economica per promuovere piani di sviluppo a livello internazionale e una politica di programmazione europea secondo l’ispirazione di Giorgio Ruffolo esigevano l’avvio di un processo costituente e, in prospettiva, una Costituzione europea elaborata dal Parlamento europeo. […]

Cogliendo le ragioni politiche e istituzionali di questa sconfitta, Altiero Spinelli aveva sollecitato i suoi colleghi a rivendicare ed esercitare un potere costituente, non scritto nei trattati ma fondato sull’idea che nella democratizzazione delle Comunità doveva prevalere il principio secondo cui la scrittura delle costituzioni dev’essere affidata alle rappresentanze popolari direttamente elette […]

La prima scelta del Club del Coccodrillo fu la decisione se lavorare al di fuori dei gruppi con la creazione di una rete federalista dentro il Parlamento europeo […] o quella di lavorare all’interno dei gruppi per convincerli a sostenere l’avvio del processo costituente, come sosteneva Spinelli e come fu così deciso dal Club.

La seconda scelta fu legata alla proposta di affidare il lavoro di elaborazione alla commissione politica […] o a una commissione ad hoc chiamata a concentrarsi solo sul dibattito costituzionale affidato in modo trasparente a un gruppo di relatori coordinati dallo stesso Spinelli e all’aiuto di un comitato di giuristi. Anche in questo caso fu accolta la proposta di Spinelli, che si tradusse in una risoluzione parlamentare, approvata dall’assemblea il 9 luglio 1981, da cui nacque a gennaio 1982 la “Commissione per gli affari istituzionali”.

[…] Prevalse di nuovo la linea federalista di Spinelli che consentì al Parlamento europeo di discutere, elaborare e adottare fra la fine di gennaio 1982 e il 14 febbraio 1984 un “progetto di Trattato che istituisce l’Unione europea”, con un passaggio politico nell’assemblea il 13 settembre 1983 in un processo totalmente trasparente […]

L’opera di divulgazione spinelliana […] fu affidata a un’agile rivista plurilingue cartacea (Crocodile: lettre aux membres du Parlament européen), diffusa in tutta Europa fra ottobre 1980 e giugno 1983 e ora conservata negli Archivi dell’Unione europea a Fiesole, insieme agli archivi personali di Altiero Spinelli.

La vicenda del Club del Coccodrillo, nato a Strasburgo quarantacinque anni fa, può essere oggi di utile esempio se il mondo della politica, dell’accademia e della società civile avrà la visione, il coraggio e la perseveranza di ispirarsi al progetto, al metodo e all’agenda che Spinelli seppe far accettare alle sue colleghe e ai suoi colleghi.

Riadattato dalla rivista “il Mulino”. Leggi la versione completa qui